venerdì 11 novembre 2011

CELTI Magia Verde


BETULLA

Betulla – Beth – Betula Pendula.
Tra i celti questo albero era dedicato alla Dea Ceridwen, era un albero sacro, o meglio “l’albero del Mondo”, albero totem, i cui rami venivano usati per allontanare gli spiriti, sbattuti su persone o animali, tra i contadini russi era così importante che le credenze popolari consigliavano di piantare due betulle ai lati della porta, così sarebbero state allontanare disgrazie e malattie.
O ancora i rami di betulla venivano regalati a coloro che stavano passando un periodo difficile della loro vita.

Tradizioni Usi e Ricette

giovedì 10 novembre 2011

BREVE STORIA DEI CELTI IN ITALIA

articolo completo
Una breve introduzione ai Celti e alla loro storia.
Testi tratti da libri e siti che trattano storia dei popoli celtici in Italia.

In Italia settentrionale furono scoperti degli insediamenti che furono definiti celtici-gallo-liguri, in zona dei laghi prealpini, in una regione che secondo alcuni testi inglesi fu chiamata Lepontia= Li-pu-n-z = lepuntia (Alpi Lepontine).

Secondo l’interpretazione di alcune iscrizioni rupestri, datati intorno al V secolo a.C., queste iscrizioni furono incise dai Leponzi, popolo alpino di origine ligure e furono individuati scritte con l'alfabeto lepontico o di Lugano. (Lejeune 1971- Prosdocimi 1991). L’ area prealpina era già conosciuta nel Neolitico. Conosciuta dall’’abate Giani come: la cultura di Golasecca, che si pone fra il VII e il V secolo a.C.. Dai reperti scoperti ad Est del fiume Ticino, emissario del Lago Maggiore. Ma perché chiamarla Golasecca? Una analogia forse con la scoperta archeologica avvenuta pressoché nel periodo con i reperti venuti alla luce presso la Marne in Francia in località nominata "Gorge de Meillet" (gorge in francese significa gola) sito archeologico scoperto nel 1876, dove furono scoperte molte tombe di guerrieri e alcuni carri, proprio come a Sesto Calende sul Ticino. Probabilmente vi fu una analogia fra le due scoperte archeologiche, deducendo che il toponimo golasecca non viene riportato in nessuna mappa locale (Giani) . Lo studio di questa antica cultura di potrebbe datare con quella di La Tène, civiltà che gli studiosi concordano su una perspicace interpretazione del contesto proto-celtico alpino. Non furono trovati interruzioni fra la prima presenza celtica a Sud delle Alpi e l'altra presenza extraterritoriali dello stesso gruppo etnico europeo a Nord delle Alpi .

In questo contesto si può facilmente dimostrare che la cultura golasecchiana abbia avuto in comune le stesse radici che risalgono alle culture dei Campi dell'Urne trentadue Secoli prima presso Canegrate vicino Milano. Tale rapporto di culto di questi primi abitatori della pianura padana risalirebbero secondo il (Pauli 1971:48ff.), analogie a quelle aldilà della Alpi e nella zona del Basso Reno. Alcunio secoli prima, avvenne la grande emigrazione di vari popoli nordici verso l’ Italia Settentrionale.
Celti (tribù germaniche provenienti dal parte nord orientale del Reno e tribù galliche, provenienti dalla parte centrale ad occidente del Reno) invasero tutta la pianura padana, fino al mare Adriatico a sud di Ancona a più riprese scontrandosi con gli Etruschi. Si ebbe un forte calata di tribù come i Taurini, mentre i Salii e i Cimbri della valle del Rodano varcarono le Alpi e giunsero fino a Marsiglia (Massalia), imposero i loro dei; come Thus o Timagines paragonato dai Greci al loro Poseidone, da qui forse nacque la leggenda che Marsiglia venne fondata dai Greci. Altri ancora attribuiscono la fondazione di Massalia ai Fenici, ed altri affermano che Marsiglia derivi dal toponimo celtico Massaliote o chora (Polybius).

In Lombardia a Ovest e a Sud del fiume Adige furono i Cernomanni, i Boii a stabilirsi e fondarono Brescia e Bologna; i Lingones abitavano la foce del fiume Po, i Senoni dove fondarono Sena Gallia (Senigallia) i Senoni (dalla Gallia) occuparono tutte le Marche. Gli Insubri pare che erano i più potenti e numerosi. Annibale nelle due guerre puniche, li ebbe al suo fianco come alleati compresi i Canini e i Leponzi. Gli Insubri con gli Aedui, lasciarono la loro grande patria, per la nuova che fu chiamata Insubrian. All'epoca di Tarquinio Prisco che attribuisce agli Insubri la fondazione di Milano. Mentre secondo alcuni storici, quali Livio e Dionisio Siculo, menzionano un condottiero o druido Thereuponos un’alleato di Annibale nella seconda guerra punica ebbe il predominio nella Terra degli Insubri, chiamata anche Terra di Mezzo in contrasto con Bellovesus capo dei Cernomanni sulla fondazione di Mediolanum. Secondo una fonte greca (Grilli 1980) questo capo dalla pronuncia che oggi risulterebbe ironica avrebbe fondato la Milano celtica? Potrebbe essere attribuita alla versione del re romano, essendoci arcana l'esatta fonetica del nome e il suo significato, infatti terra di mezzo secondo la lingua germanica del Basso Reno sarebbe; mittel + land, esattamente terra di mezzo. Potrebbe essere stato anche Bellovesus, di cui si dice (sempre secondo la versione greca fondatore delle città)? Per quanto ci risulta i Celti fondarono diversi centri fortificati, non città vere e proprie come i greci e i romani, ma fortificazioni dal sufisso conosciuto in tutta l’Europa pre-romana come Dann. Solo in Inghilterra furono chiamati con il nome Hill Fort (forti sulle colline) e villaggi agricoli protetti da fossati. Centri sociali eretti e protetti da mura muro-gallico (Bibracte) chiamati dai Romani oppida (Up+vila in questo senso la V va interpretata come una P. Ville=agglomerato abitativo, ossia villa posto in alto). Si conoscono molti esempi di Oppida in tutta l’Europa, le quali potevano essere eretti con semplici palizzate fino a veri baluardi in pietra e valli a tre quattro ordini di ostacoli. Le muraglie in pietra. Wall o Bourgh erano grandi baluardi quadrati chiamati in germanico antico Viereckschranze, (mitologia germanica il recinto degli dei).

Le successive ondate celtiche attraverso i passi alpini verso l’ Italia, arrivarono altra gente, dal Nord Est europeo dal Nord della Germania dalla regione danese scesero i Vinili o Longobardi; sarebbe inesatto affermare che i Longobardi vennero in Italia solamente con le invasione barbariche, nei secoli successivi. L’invasione dei Celti ebbe un arresto fino a quando Giulio Cesare varcò il Rubicone e pose fine alla penetrazione celtica in Italia. Alcuni testi riportano che il confine con il regno dei “barbari” era il Rubicone, anche se erano le popolazione della Gallia Cisalpina, cittadini gallo-romani, l’idea che i latini del centro e sud della penisola considerava la regione prealpina una provincia germanica. Prima dell'ascesa della potenza di Roma, sempre secondo Polybius le popolazioni celtiche delle Alpi dominavano tutta la catena alpina e la pianura padana.
La strategia bellica dei Celti.
Il confronto militare fra Celti e Romani continuò fino all'epoca di Augusto. Essi non combattevano in terreno aperto o a difesa delle fortificazioni, ma praticavano la guerriglia e l'imboscata, favorevole alla guerra di montagna dall’impenetrabile foreste che coprivano tutto l'arco alpino. Ad Est in Slovenia e nei Balcani la forte cavalleria celtica, già conosciuta come mercenari affidabili. Il cavaliere celta disponeva di un corredo efficace e pratico: l'elmo di bronzo dalla forma come quella odierna dei giocatori di polo, con paraorecchi che gli scendevano fino al collo. Una lancia dalla punta palmata, la lunga spada e lo scudo romboidale o tondo, dei leggeri pettorali . I fanti preferivano combattere a petto nudo portavano un mantello sulle spalle, un paio di lance, due spade, una lunga quasi un metro con l’impugnatura personalizzata, la lancia a volte era seghettata per ottenere ferite mortali al nemico, uno scudo di cuoio, portavano braghe molto colorate e sandali con suole morbide come i mocassini adatti alla corsa.

Pure essendo inferiormente equipaggiati dai Romani, essi si potevano muovere velocemente su per i pendii e dentro nelle foreste. Tre secoli prima di Cristo i Celti cisalpini avevano inventato le moderne forze mobile di pronto intervento, ma non bastarono per fermare i Romani che ad ogni battaglia imparavano e perfezionavano le tattiche belliche dei Celti. In seguito i Romani dovettero anche subire la strategia dell'attacco combinato fra la cavalleria (in gaelico capall=cavallo) e la fanteria nella battaglia del Ticino furono sconfitti.

La civiltà celtica ormai assimilata nel contesto italico, sia nei rituali funebri delle cremazione simile a quella etrusca, si trovarerono tumuli, urne incerenitorie distinte fra maschi e femmine. Appare il grifone nei loro ornamenti, animale che non ha affinità con il culto degli uccelli del Nord Europa, o del drago scandinavo, un riflesso d'influenza mediterranea etrusca adattata dal vicino. Anche il lusso e il buon gusto italico cambiarono i disegni dei gioielli dei Celti ; partendo dalla fibula di Certosa ad altri oggetti manifattutti in oro e bronzo s’incominciavano a distinguersi degli originali di La Tène, negli scavi si trovavano un misto di vasellame etrusco-celtico. Si adattarono alla vita urbana i Cernomanni che si stabilirono nei sobborghi di Brescia, Cernomanian Brixia. La via del mare con il porto di Spina; celti, etruschi e i greci commerciavano di tutto, dal vasellame di La Tène, alle armi, come le spade di prestigio, personalizzate con ornamenti come due draghi rampanti stilizzati posti nel fodero o incisi sulla lama che si costruiva con varie tecniche di passaggi dal caldo al freddo provenienti dalla Svizzera rifinite presso Como dagli Insubri, barattate con stoffe e sete. Anche negli sport i celti avrebbero apprezzato i ludi chiamati stringilis presso Felsina o furono essi i primi allenamenti atletici per mantenersi in forma per le battaglia, un'occupazione prediletta dalla casta dei nobili guerrieri. I romani trovarono una vera società fortemente urbanizzata e raffinata.
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